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Nuovo sfregio in piazzetta don Puglisi «Tanti ragazzi vivono nell’impunità»

data articolo 24/10/2023 autore Avvenire categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo di Avvenire del 24 ottobre 2023
Nuovo sfregio in piazzetta don Puglisi Tanti ragazzi vivono nell’impunità

Non è più sfregiata e abbandonata per terra la foto di papa Francesco davanti alla casa-museo di padre Pino Puglisi. Il Centro Padre Nostro, che il prete ucciso dalla mafia aveva fondato a Brancaccio, quartiere bunker di Palermo controllato dalla malavita, l’ha risistema nel totem davanti al punto in cui il sacerdote beato era stato freddato il 15 settembre 1993nel giorno del suo compleanno.

«Padre Puglisi resta una figura scomoda e per certi versi fa ancora paura», spiega il presidente del Centro, Maurizio Artale. Così scomoda che i luoghi in cui lo si ricorda continuano a essere bersaglio di atti vandalici. Come la piazzetta che porta il suo nome perché lì abitava e perché lì è avvenuto il suo martirio. Finita nel mirino di mani ignote a cadenza regolare. Anche nelle ultime ore quando sono state danneggiate e divelte le immagini che raccontano la venuta di papa Francesco nella casa-museo ospitata dall’appartamento del prete del sorriso. Il pontefice aveva visitato questo angolo di Palermo il 15 settembre 2018, nel giorno del 25° anniversario della morte del parroco di Brancaccio. E aveva benedetto il progetto dell’asilo nido che il sacerdote sognava per i bambini dell’agglomerato (il cantiere finalmente dovrebbe partire).

Lo scatto fa parte della mostra fotografica inaugurata nel 2019 che forma il museo diffuso della casa di don Puglisi. «Probabilmente gli autori del gesto sono una banda di ragazzi», ipotizza Artale che guida il polo di riscatto sociale nel segno del Vangelo. «In passato abbiamo portato alle forze dell’ordine anche un filmato che riprendeva alcuni giovani mentre si accanivano contro la piazzetta». Negli anni sono stati spaccati i lampioncini del museo, rubati gli alberi di ulivo, messo fuori uso il sistema video. «Ciò testimonia come nei ragazzi continui a fare breccia la logica dell’impunità e dell’illegalità – afferma Artale -. Penso anche a quei ragazzini che vengono mandati a spacciare droga dai genitori. E a loro si ripete: “Tanto non vi possono fare niente”. Se si scresce in questo humus, è possibile passare da un lampione rotto all’incendio di un negozio oppure allo stupro collettivo o ancora all’omicidio. Ecco perché padre Puglisi sosteneva che c’è bisogno di partire dall’educazione delle nuove generazioni: solo con la cultura si può scalfire una mentalità ancora troppo asfissiante».

Una mentalità che rimane sinonimo di omertà. «Settanta famiglie hanno le finestre che si affacciano sulla piazzetta Beato Padre Pino Puglisi. Nonostante i raid che si susseguono, nessuno vede mai quello che accade>>, racconta Artale. Anche lui è stato minacciato accanto alla casa del beato. «È successo quando avevamo chiesto e ottenuto che la piazzetta cambiasse nome: da Anita Garibaldi a don Puglisi. Ad alcuni il nostro amato fondatore dà fastidio».

Sono oltre 140 le denunce che il Centro ha presentato per attacchi, intimidazioni, aggressioni. «Non ci fermeranno – dice Artale -. Da trent’anni decliniamo nel quotidiano l’impegno alla promozione umana che ci ha lasciato don Pino».

Con una varietà di iniziative: gli sportelli di assistenza, i campi da gioco, il doposcuola, le strutture per il recupero di detenuti o per l’accoglienza delle famiglie in difficoltà, il polo antiviolenza, il centro anziani.

«Però non ci servono le passerelle», aggiunge il presidente del Centro Padre Nostro. Il riferimento è alle istituzioni e alla politica che amano citare il beato. «Ma non si prendono cura della sua eredità», denuncia Artale. E torna a parlare del largo colpito in più occasioni: «Durante il Consiglio comunale che si è tenuto lo scorso 15 settembre, era stato annunciato l’aumento del numero delle telecamere per evitare altri atti di questa natura. Tuttavia, ad oggi il nulla è stato fatto. Come nulla per riaprire l’auditorium comunale intitolato al piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido dalla mafia: punto di alto valore, non simbolico ma reale, perché padre Puglisi lo aveva utilizzato per più di due anni come aula liturgica e dove celebrò la sua ultima messa a Brancaccio». La risposta del sindaco Roberto Lagalla arriva a stretto giro di posta. «Colpire la piazzetta dedicata a padre Puglisi – fa sapere – significa offendere non solo Brancaccio e l’azione del Centro intitolato al beato, ma tutta la città che si muove su valori di legalità e rispetto dei beni comuni. Proprio in questi giorni ho sollecitato e dato impulso all’attività di sorveglianza dell’area e in questa settimana l’amministrazione conta di installare le telecamere per garantire sempre più sicurezza nel quartiere».

di Giacomo Gambassi

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